Il viaggio dell’eroe nei tarocchi: ancora?
- Giulia Scandolara

- 15 set
- Tempo di lettura: 4 min

Quando si parla di tarocchi e di Arcani maggiori, è quasi inevitabile che qualcuno tiri in ballo il cosiddetto viaggio dell’eroe. Le mat, un pellegrino che diventa… eroe?
Arcani maggiori: un eroe in viaggio verso sé
È una lente interpretativa che affascina, quella che vede Le mat come un eroe intento a percorrere un cammino pieno di sfide.
Attraverso il monomito dell’eroe si rilegge l’intera sequenza degli Arcani maggiori, visti come una sorta di cammino iniziatico compiuto da un solitario protagonista: Le Mat, il pellegrino, appunto, diventa colui che parte senza certezze, e che si trova a vivere sfide, cadute, conquiste che lo porteranno alla realizzazione di sé.
Ci sta, e il viaggio dell’eroe è in piena sintonia con ciò che è rappresentato dai 21 arcani maggiori. Ma non è tutto qui.
Un autore e sceneggiatore come Christopher Vogler, che ha divulgato il modello narrativo del viaggio dell’eroe, ispirandosi a Joseph Campbell, è stato richiamato a più riprese dal mondo tarologico.

Vogler e il viaggio dell'eroe
Nel suo libro, Vogler descrive una struttura universale che fa da sfondo alle storie:
Il richiamo all’avventura
Le prove da affrontare
L’incontro con un mentore
La discesa negli abissi
La trasformazione
E infine il ritorno a casa con un dono da offrire alla comunità
Applicata ai tarocchi (anzi, agli Arcani maggiori), questa filosofia ci porta a leggere Le Mat come l’eroe archetipico che attraversa tutte le sue 21 tappe, specchiandosi via via negli altri Arcani: dalla forza del Carro alla prova della Torre, fino alla rivelazione del Sole e all’integrazione del Mondo.
Una narrazione seducente, che ha dato a molti praticanti un filo conduttore potente per comprendere il linguaggio simbolico dei tarocchi.
Ma è davvero tutto qui? E quali sono i limiti di questo costante parallelismo (da parte di mille mila autori) tra tarocchi e viaggio dell’eroe? Approfondisco a breve.
Perché questa lettura convince
Questa associazione funziona perché i tarocchi sono, a loro modo, un racconto. Ogni carta è una scena, un incontro, un passaggio. Rileggerli come un cammino personale ci restituisce la sensazione che ci sia un ordine, una direzione, un senso dietro le prove della vita.
È poi questo, il fascino del mito: ci fa pensare che tutto, anche il dolore, serva a condurci da qualche parte. Tutto ha senso – inteso come direzione – anche se noi, al momento, non possiamo comprendere.
Eppure, se ci fermiamo qui, rischiamo di cadere in una trappola.
Il limite del mito dell’eroe solitario
Il problema è che il "viaggio dell’eroe" (posto il fatto che è un mito leggermente sessista – tanto per dirne una) così come lo intendiamo oggi ha finito per mitizzare l’idea del singolo che ce la fa da solo.
È il mito del protagonista che, nonostante gli ostacoli, si eleva al di sopra di tutto e ritorna vincitore. È un paradigma che abbiamo consumato in film, romanzi, perfino pubblicità, direi "a sfondamento".
Il problema è che questo mito non sempre è in linea con la nostra realtà dei fatti: non tutti tornano vincitori. O vincitrici.
La vita e i tarocchi stessi ci raccontano altro
Anche Le Mat non viaggia mai davvero da solo. Nel corso del suo cammino incontra inevitabilmente la dimensione dell’alterità.
Pensiamo all’Arcano VI, l’innamorato (nella foto sotto, a destra) che lo mette davanti a una scelta di legami e appartenenze. O all’Arcano XVIIII, il sole, che illumina l’importanza della fratellanza, dell’amicizia, della comunità.
Persino nel mondo, carta della pienezza, l’eroe non è mai isolato, ma danzante in un cerchio di presenze.

La visione dei tarocchi come "solitaria scalata dell’eroe" è dunque una semplificazione che non regge di fronte alla verità più profonda dei simboli. Oltre al fatto che non regge, se paragonata alla storia di molti di noi.
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, si è sentito perdente – altro che eroe!
Michela Murgia, King e la forza della combriccola
Su questo punto mi piace ricordare un intervento di Michela Murgia (Essere felici senza eroi – TEDxTorino) che, citando Stephen King criticava apertamente il mito dell’eroe solitario.
King, nel romanzo «IT», ci mostra infatti che non è mai il singolo a vincere "il mostro", ma il gruppo, la combriccola, la rete di amici che unisce le proprie fragilità e le trasforma in forza.
Oltre il monomito dell’eroe
Murgia, nel suo prezioso intervento, sottolineava che il mito dell’eroe isolato ci fa perdere il senso della collettività.
Ed è proprio qui che il parallelismo fra tarocchi e viaggio dell’eroe crolla.
Se vogliamo davvero comprendere il viaggio de Le Mat, dobbiamo smettere di guardarlo come una corsa in solitaria verso il successo personale, e iniziare a leggerlo come un pellegrinaggio che si arricchisce di incontri, di alleanze, e di relazioni trasformative. Re-la-zio-ni.
Una visione più matura dei tarocchi
A mio avviso, associare in modo automatico e scontato gli Arcani maggiori al viaggio dell’eroe è un grave limite interpretativo. Non perché sia del tutto sbagliato, ma perché è riduttivo.
I tarocchi non raccontano mai solo la storia del singolo: raccontano la danza tra il sé e l’altro, tra l’individualità e la collettività, tra la ricerca personale e l’appartenenza al mondo.

Se guardiamo i tarocchi con questa consapevolezza, allora il viaggio "del matto" non diventa il mito dell’eroe che ce l’ha fatta da solo, ma il cammino dell’essere umano che, passo dopo passo, scopre che la vera forza non sta nell’isolamento, ma nel legame.
Oltre il viaggio dell’eroe
Il viaggio dell’eroe è una chiave di lettura affascinante per i Tarocchi, ma se lo prendiamo come verità assoluta rischiamo di tradire il loro insegnamento più profondo.
Gli Arcani maggiori non sono il diario di un solitario eroe epico, ma un mosaico di esperienze che ci ricordano come il senso della vita si compia nella relazione con l’altro.
Le Mat non è l’eroe che vince da solo: è l’essere umano che impara a camminare insieme alla natura, alle persone, al mondo stesso, nella sua totalità.
Giulia Scandolara - Tarologa professionista, Gestalt e Art Counselor



Commenti